Biografia di un percorso
Prefazione
Sono Mario Papa Francesco Johannes nato il 22/09/67 a Düsseldorf (Germania) da madre olandese e padre italiano. Ho trascorso l’infanzia a Düsseldorf, per poi trasferirmi a San Polo di Piave e, successivamente a Oderzo dove attualmente risiedo.
I primi anni di vita li ho trascorsi in Germania frequentandovi anche le scuole per poi proseguirle in Italia, dove vivo tutt’ora.
Le mie opere sono inscritte nel mio DNA: ho preso dal nonno Johannes Bax ( di cui porto anche il nome ) il suo abile ingegno di inventore tecnico; da mia madre Katharina Irmgard Bax, anche lei abile pittrice, la sensibilità artistica; da mio padre Papa Bruno, abile e pignolo tornitore, la precisione e la cura dei particolari.
Abitando in Germania, assimilando influenze libertine olandesi e stabilizzandomi poi in Italia, ho culturalmente acquisito una mentalità poliedrica per cui interpreto la quotidianità con sfaccettature diverse e sfumature multiculturali.
La fortuna mi ha permesso di girovagare il mondo in lungo e in largo, osservando e assimilando luoghi, culture e mentalità le più diverse. Tutto questo mi ha aiutato a vedere le cose senza pregiudizi e chiusure.
Per quanto riguarda la mia passione per la pittura, ho dipinto, fino dalle scuole medie, per poi smettere, come la stragrande maggioranza delle persone normali, con le scuole superiori.
Dopo questa breve introduzione ambientale arriviamo al nocciolo per quanto riguarda il percorso intrapreso.
Nel 2007 un evento scatenante mi ha riportato a dipingere.
Ero a casa di una Signora, proprietaria di molti quadri di un’artista la cui arte, secondo il mio modesto parere, esprime tormento e aggressività.
Visto i rapporti simpaticamente ostici, ho esclamato “Piuttosto, i quadri me li faccio da solo…”. La risposta risentita è stata “’Non te si bon’!” ( tu non sei capace).
Il giorno dopo, forse per orgoglio maschile, o forse perché si è presentata l’occasione giusta per riprendere a dipingere, sono andato a comperare tutto l’occorrente: tele, cavalletti, colori, pennelli, …..
Tra un problema e l’altro e il tempo tiranno tutto è rimasto lì in soffitta per un anno e mezzo. A questo punto entra in gioco mia suocera che, durante una visita, sapendo anche dell’acquisto accantonato, bonariamente esclamò “Ecco come spendi i soldi invece di metterli a risparmio”.
Nasce cosi “Miroa“ (anagramma di Mario) e il primo dipinto, effettuato con la tecnica dell’acquarello, “Mari e Monti”. Non è stato mai terminato, perché insoddisfatto delle tonalità non brillanti come avrei voluto. Inizio il secondo quadro ad olio: un disastro!
Non ricordando più le tecniche insegnatemi alle lontane medie, diluisco l’olio con l’acqua. Altro disastro. Getto via la tela ed uso acquaragia ed olio diluitore. Ancora peggio: il dipinto non si asciuga mai! Comincia cosi il mio percorso da autodidatta.
Approdo all’acrilico.
L’intento è quello di dipingere quadri da appendere in casa. Inizio con il proposito di fare quadri di Oderzo. Per dare originalità al tutto (nonché facile catalogazione) inizio a numerarli.
Quindi nascono il n° 2 “Oderzo Monticano”, il n° 3 piazza di “Oderzo di notte” .
Poi, proprio come nella poesia del Leopardi “L’infinito” che parla dell’orizzonte osservato oltre la finestra, godendo di una vista spettacolare dalla cucina dell’appartamento in cui vivo, decido di dipingere su tela obliqua la Villa che di fronte nella versione “Quattro stagioni” ( n° 4, 5, 6, 7 ).
Recuperando una foto sul giornale paesano, vista l’opera precedente della piazza, decido di dipingerla come era due secoli fa n°8 “Rievocazione della piazza di Oderzo”.
Pian piano, le persone a me vicine, attratte dalla mia ottica insolita, mi chiedono di riprodurre le loro case o di eseguire particolari soggetti.
Succede però che, un amico invitato a cena a casa mia, nonostante l’apprezzamento, definisce i miei “dipinti paesaggistici” con un tono che lascia intendere che non so fare altro. Ancora una volta, il mio carattere reattivo mi spinge al cambiamento.
Nel silenzio e nella tranquillità della sera, dipingo avendo come sottofondo la voce di un banditore d’asta di quadri. Molto spesso vengono presentati quadri astratti (che per me sono del tutto nuovi) anche perché non ho visitato mai gallerie o pinacoteche, se non di sfuggita e non con occhio attento. Non mi è stato subito chiaro cosa spinge l’essere umano a dipingere sotto questa forma riuscendo a volte a realizzare creazioni fantastiche, senza alcun appiglio con la riconoscibilità del mondo reale.
Quindi con lo sfondo del “Spes Est” (N°9) (che terminerò nel tardo 2009) e successivamente con i quadri 10 / 14 inizia la mia avventura astrattista.
“L’Inter” ( n°10 ) nasce la sera del 17° scudetto, “I fondi di bottiglia” ( n°11 ) vino prosecco durante una serata allegra, “Gli Incontri” ( n°12), dove concettualmente i colori si incontrano. Sono partito con il giallo, passando per il rosso per incontrare il blu e naturalmente anche in maniera inversa, cogliendo così le prime sfumature. “Mario” e “Fabi” ( n° 12a, 14) sono nati così, ma anche se carini non raggiungevano ancora l’effetto che, forse inconsciamente, mi ero imposto: sbalordire, creare sensazioni, suscitare emozioni. Insoddisfatto ritorno ai paesaggi e alle case.
Quindi seguono le case dei propri cari: genitori ( n° 15 ), suoceri (n°16), fratello
( n°17 ), amici ( n°18 ). Tutti i dipinti vengono realizzati in modo realistico, ma da una prospettiva non possibile di fatto.
Per omaggiare anche mia moglie, devota a “Sant’Antonio” , le regalo il quadro N°19 il giorno 19 Dicembre del suo quarantesimo compleanno. Si tratta anche qui di un quadro composito, ossia non la semplice rappresentazione, bensì un agglomerato di immagini contestualizzate per rafforzarne il contenuto.
Non soddisfatto dei primi astratti, amante dei fiori, creo “Le gerbere” ( n°20, 21) rossa e blu. Il risultato è particolare, ma preferisco riprendere il primo progetto di Oderzo.
Quindi prendo come spunto la quotidianità e rappresento soggetti dove passo davanti tutti i giorni . Nasce “La chiesetta di San Giuseppe” ( n°22) , “Il confine” (n°23 ) , “I moreri” (°24 ) e il primo quadro della “Cantina sociale di Oderzo” ( n° 25 ).
Pulendo il pennello nella tela segue un’ulteriore prova astratta con “ Le virgole perlate” ( n°26), per poi terminare il “Trittico della cantina” ( n° 27, 30) sempre di Oderzo.
I quadri piacciono alle persone a me vicine e specialmente gli ultimi in ordine cronologico per la novità con cui presentano il reale.
Succede che vengo colto da un disturbo cardiaco, tanto da dover essere ricoverato. La permanenza in ospedale, la vista di diverse immagini di cuori, ed essendo emotivamente coinvolto, influenza il quadro n° 9 , il cui soggetto è proprio un cuore. Non rosso, come quelli visti in cardiologia, ma verde come la speranza “Spes Extrema Morienda Est ” ( la speranza è l’ultima a morire) è il suo titolo.
Non ancora soddisfatto degli astratti, provo a dipingere “Vetro e Natura” (n°29) dove riprendo il concetto del cuore che diventa altro elemento distintivo delle mie opere.
Dovendo esaudire una piccola richiesta ad un’ amica, eseguo la sua volontà e dipingo “Omaggio ad una amica “ (n°28) .
Il concetto del cuore si rafforza ancora di più ad inizio 2010, quando ricevo una pugnalata metaforica al cuore da una persona che godeva della mia massima fiducia la quale, gratuitamente, mi ha messo in difficoltà per più di due anni, mettendomi a cose fatte di fronte ad una sua scelta occultata da tempo.
Quindi dopo il disturbo cardiaco, dopo la “pugnalata”, nei quadri si rafforza il cuore diventandone elemento distintivo. Nascono gli astratti chiamati poi “ IBO ” (Quando dipingo il mio primo quadro n°31 mia moglie, attirata da questa rappresentazione colorata, armonica e nuova mi chiede cosa sia e da buon veneto gli rispondo “ BOH! ” - gergo dialettale per definire “non lo so” -).
Nasce così il primo “IBO BLU” ( n°31 ) e ne segue subito un altro, il n°32 “IBO ARANCIO” sempre della stessa tipologia. Seguono poi vari altri “IBO” e pian piano prendono sempre più un’identità propria.
Ho voluto dare un’impronta diversa ad ogni “IBO”, in quanto non mi piace fare un soggetto per poi riprodurlo solamente con colori diversi, perché mi annoierebbe all’infinito.
Inoltre, con la creazione degli “IBO” inizio a denominare le mie opere in gergo dialettale veneto per omaggiare la regione in cui vivo e quando posso, ossia quando il soggetto me lo permette, utilizzo parole venete per promuovere, dare visibilità e quindi internazionalizzare il popolo e la regione stessa.
Seguono altri “IBO” n° 33 – 34 – 35 – 36 - 37 che, anche se denominati “IBO giallo, celeste, arancio , verde, fucsia”, sono tutti diversi per stile e colore. E’ stato solamente un modo facile per darne un titolo.
Siccome tendenzialmente mi piace sperimentarmi con soggetti e oggetti diversi, decido di disegnare qualcosa di nuovo e dipingo le 3 F n° 38. Inizio ad andare oltre la tela, dipingendo anche la cornice che diventa parte integrante del quadro stesso e non più accessorio.
Per rafforzare il soggetto IBO decido di dargli un po’ di eleganza tratteggiandolo nel suo insieme. L’IBO N°39 verrà denominato “Viola”.
Visti i primi IBO e la successiva svolta, decido anche per continuità di fare un IBO sulla falsa riga dei primi due n°31 e n°32.
Lo chiamerò l’IBO n°40 “Moca” per il suo colore.
Poi, sempre per la demotivazione che subentra se tratto gli stessi soggetti, dipingo “La piazza grande di Oderzo” dopo la tempesta n° 41, rimasta incompiuta in quanto non ha raggiunto un mio grado di soddisfazione.
Sempre sull’onda degli “IBO” ne dipingo un altro, n°42, dedicato a Venezia, per poi generare un “IBO” totalmente diverso, ossia “I BEI” ( i belli ) n°43. Questa opera nella sua semplicità diventa originalissima. Le persone raffigurate, a detta di tutti, possono sembrare bruttine, mentre dai loro sguardi si evince che si percepiscono come le più belle al mondo.
Segue “l’IBO Olè” n°44 ( dedicato alla Spagna) e “L’IBO allegria” n°45 ( per la vivacità dei colori ) per poi dipingere sempre con gli elementi degli IBO il n°46 chiamato “L’invidia”.
Nasce il progetto delle righe e dipingo i primi due quadri n°47 e 48 denominati “Oltre le righe” : quadri astratti che esprimono originalità, oltre che diversità rispetto agli IBO iniziali.
Il n°49 è “L’IBO DORA’, ( Ibo d’oro ), quadro che suscita sensazioni orientali, effettuato oltre agli elementi normali, anche con effetti e tecniche nuove che poi svilupperò.
Quando ho portato a casa per la prima volta delle tele da 100x120 mi sono spaventato davanti ad esse e ho pensato: “Adesso cosa faccio?” . La tela per un dilettante come me sembra immensa. Ecco che nasce “L’Artista” n° 50, quadro completamente dipinto in bianco e firmato.
L’artista di fronte ad una tela si immagina un quadro. Quindi colui che non vede niente, ossia la sola tela bianca, non è un artista.
Gli ultimi quadri si evolvono come pure io artisticamente parlando, e mi dilettano maggiormente rispetto alle prime produzioni.
Nascono “Gli stracci d’Autore” ( n° 51 ), ossia raccolgo gli stracci con cui avevo pulito i pennelli delle opere precedenti, considerandoli come parte integrante di esse. Nello straccio, infatti, c’è sempre un pezzo dell’opera dipinta precedentemente. Per dar maggior pregio al quadro sviluppo anche l’elenco delle opere, vista la facilità di catalogazione. Sembra un concetto banale, ma sono riuscito a far si che in un quadro siano raccolte 50 opere.
Forte di questa nuova convinzione di poter anche spingersi verso l’astratto, ricerco modi, metodi e soggetti da rappresentare diversi dal solito e comune raffigurare. Ecco che nasce il primo “Battù Batticuore,, (n° 52) che concettualmente è simile al quadro “L’artista” (dove non uso colore): qui non uso più come parte principale il pennello. Il quadro diventa puro istinto dettato dalla casualità del gesto, ma con un preciso concetto di base. Naturalmente esterrefatto del risultato, ho pensato di farne successivamente degli altri in quanto questa nuova tecnica mi soddisfa molto.
Altro fatto divertente successomi è stata la visita del “compare “ di mio fratello a cui ho mostrato e spiegato i miei quadri.
Colpito dalle estreme originalità, torna a casa con la voglia di dipingere e scopre che anche suo nonno lo faceva e riceve dalla madre i pennelli del nonno.
Durante il pranzo della comunione di mio nipote, a cui naturalmente era invitato anche il compare, lo stesso mi comunica che ha iniziato a dipingere.
Ad un certo punto mi chiede cosa stavo dipingendo, se ancora gli Ibo…, al che gli ho risposto che ero andato ben oltre.
Da qui nasce la mia consapevolezza di spingermi sempre oltre ai miei stessi limiti.
Forte di questi risultati, e inquieto nell’animo creo il primo “Kusinadi” n°53.
Dopo il non colore “L’artista” (n°50) , dopo “Gli stracci d’autore” n° 51( in cui c’è un pezzo di ogni quadro rappresentato ) , dopo i “Battù” (l’uso del non pennello) intervengo sul colore. Utilizzo quindi per la prima volta al mondo dei colori, tecniche e metodologie che si sprigionano nel “KUSINADI N 1.53” , ossia il primo Kusinadi della storia e la mia 53esima opera.
Decido, comunque, di fare un altro Battù (n° 54) “Cuori infranti“ per dar seguito alla tecnica precedentemente creata e per concretizzare una tecnica nuova.
Questa fase è contrassegnata da febbrili idee nuove che si susseguono incessantemente, una dopo l’altra, per cui sbando, artisticamente parlando, da destra a sinistra e viceversa.
Seguono quindi 9 Kusinadi che studiano il comportamento del colore in diverse situazioni.
Kusinadi n° 55 “Tormenta” , una prova tra il liscio e lo strutturato.
Kusinadi n°56 “I Single” , cioè mezzi cuori in cerca della propria metà. Qui c’è ancora una volta la ricerca di dominare il colore per far emergere la rappresentazione dei soggetti.
Kusinadi n°57 “L’impronta lunare”. Qui il pensiero è stato il primo passo sulla luna fatto nel 1969. L’artista invece avrebbe posato prima la mano “come nel quadro” per accarezzarne il suolo. Se poi si vuole vedere il quadro sotto un punto di vista diverso si può riscontrare la presenza di una sagoma animale, raffigurante un cane, Leika, primo essere vivente andato nello spazio.
Come si può notare un quadro si presta ad essere interpretato sempre molto soggettivamente a seconda del momento in cui lo si osserva e del proprio stato d’animo.
Kusinadi n° 58 “Arancio”: attraverso particolari accorgimenti il quadro emana una luce e splendore particolare, concepito dopo le prove precedenti.
Kusinadi n° 59 “Gioia di colore”: non è altro che una prova complementare di comportamento del colore.
Il n 60 e 61 “Mio e Tuo”: sono due quadri Kusinadi fatti per mia moglie e per me, uno strutturato e uno no, in quanto desiderio opposto dopo i primi risultati.
Il Kusinadi n°62 “Rosso”: dopo vari passaggi diventa colore da cui il nome.
Il n° 63 “Kusinadi Cuore Rondellato” è uno studio, nonché scoperta, che mi porta ad utilizzare materiali quali rondelle metalliche poste nel quadro per verificare la potenza della vernice. Le rondelle non sono incollate, ma trattenute dal colore.
Dopo l’esperienza dei Kusinadi decido di percorrere strade pittoriche diverse per cui una sera d’inverno tento una tecnica nuova. Dopo vari tentativi trasformo l’insuccesso in un successo e creo i “GHIRIGORI”.
Il n°64 lo chiamo “Ghirigori neon” in quanto i colori che esplodono dal dipinto sembrano al neon.
Soddisfatto del risultato faccio un monocromatico, il n° 65 “Ghirigori blu”, che, mediante una forte istintività, emana un senso di tranquillità.
Visto che anche i Ghirigori mi piacciono, per cambiare soggetto effettuo il “Ghirigori unità d’Italia “ (n° 66) per omaggiare il momento storico contingente.
Per dare continuità a Kusinadi scelgo di farne altri studiando sempre più l’evolversi della tecnica.
Nasce il n° 67 “Kusinadi alberi tempesta”. Qui le persone vicine a me vedono nel quadro alberi oppure pioggia. Qui dipende dai punti di vista. Se uno guarda sempre verso l’alto vede alberi, se uno guarda verso il basso vede pioggia.
Decido di fare il Kusinadi più piccolo per cui nasce il n°68 “Kusinadi crosta lunare”, ossia uno spaccato lunare portato in terra.
Il n° 69 “Kusinadi tempesta” invece diventa il primo Kusinadi della misura 100x120. Il soggetto è una rivisitazione del n° 55 nonché 60/61.
Visto che era da tempo che non facevo degli Ibo, decido di farne uno per omaggiare la regione in cui vivo. Nasce il n° 70 “Ibo Veneto”, ossia una prova di passare dall’astrattismo al realismo.
L’Ibo Veneto quindi diventa una rappresentazione sublimata che passa dallo stadio astratto di Ibo allo stadio reale attraverso le pietanze Venete, nonché stemmi regionali, ecc.
Purtroppo non si possono rappresentare tutte le pietanze locali, per cui ho scelto di esporre quelle più rappresentative come “ el radicio” , “a poenta”, “risi e bisi”, “soppa coada”, naturalmente tutto sotto lo stemma rappresentativo regionale.
Con il n°71 ritorno a fare un Kusinadi grande e lo chiamerò “Corallo”, in quanto mi richiama il fondo marino con la sua molteplicità di colori.
Ma la spinta di andare oltre per l’ennesima volta ritorna a risvegliare il mio istinto, quindi creo un altro Ghirigori n°72 chiamato “Camaleonte”. Questo quadro ha la particolarità che quando ci si sposta davanti ad esso il colore predominante cambia completamente proprio come l’animale .
Seguono altri 7 Kusinadi perché nel frattempo sto lavorando su un altro progetto che si concretizza poi con il n°80.
Kusinadi n°73 “Profondità”: come al mare più il fondale diventa profondo, più la luce fa fatica ad arrivare. Così il quadro, al cambiamento dell’intensità di luce, perde il chiarore dato dal bianco per diventare blu. Infatti i Kusinadi sono meteomerici.
Kusindadi n°74 “Oro nero”: un omaggio al petrolio. Anche qui non si riesce ad individuare se brilla più l’oro oppure il nero .
Kusinadi n°75 “DoMo Kusinadi”: altra evoluzione della tecnica nata per caso una sera mangiando una caramella. Ecco l’aggiunta del domo pack (da cui DoMo) al Kusinadi originale.
Kusinadi n° 76 “Galassia”: l’aggiunta di micacei fa sì che il quadro, all'aumentare dell’intensità della luce, splenda sempre di più, ossia proprio come nella galassia.
Kusinadi N° 77 “Cuore nero”: l’idea è che, visto che la predominanza di cuori dipinti è sempre rossa, d’oro, …. io immagino e realizzo un cuore nero.
“Salute” N° 78: per partecipare ad un pro tempore decido di farmela facile, visto anche le cose nuove a cui mi sono avvicinato. Ecco che immagino il quadro per rappresentare l’opposto della salute, in quanto “la salute l’apprezzi solo quando la perdi”, utilizzando non tanto il pennello, bensì cerotti, che raffigurano la guarigione di uno stato precedentemente malato. Per dar più incisività, il quadro viene tutto siringato, proprio per dar il senso del dolore, per essere poi sollevato con i cerotti.
Kusinadi N° 79 “Elegantino”: qui approdo con una tecnica di mascheramento; l’effetto creatosi da una sensazione di calma precisione.
Finalmente riesco a finire il n° 80 chiamato “NO Komment”, in quanto si commenta da solo. L’idea è quella tragica di rappresentare i polmoni di un fumatore, tema che mi sta a cuore. Per dar maggior rilievo all’opera impiego, in un vetro camera, sigarette fumate. L’immagine che si crea attraverso la parte non dipinta lasciata libera è sconvolgente.
Visto che la tematica del fumo mi coinvolge ho deciso di farne degli altri per cui faccio il n° 81 “I Will, I Can”, ossia per smettere di fumare ci vuole solo la forza di volontà: è come un continuo tiro alla fune tra le sigarette ed il cervello, da questo processo mentale nasce I Will ( Io voglio) le sigarette e I Can ( io posso ) il cervello.
Dato che avevo fatto per parecchio tempo dei Kusinadi decido di proseguire con un Battù, il n° 82 “Percorsi del cuore”. In questo quadro ho voluto raffigurare dei percorsi che il cuore può intraprendere: il rosso è il percorso d’amore; il marrone della terra; il blu del mare; il viola segno di qualcosa di tetro, oscuro, il verde della natura. Tutti naturalmente alternati da colori misti.
Mi torna di nuovo la voglia di disegnare un IBO che durante la pittura si trasforma, in quanto il pensiero primitivo era di farlo scarno in sintonia con il periodio di crisi in cui viviamo, ma per una forma di riscatto mentre lo dipingo aggiungo una notevole quantità di elementi, tanto che contrariamente a tutto lo chiamerò “Prosperità” N° 83.
La voglia di procedere, però, con la tecnica dei Kusinadi fa sì che ne faccio altri quattro, sempre per potenziarne la tecnica.
Kusinadi n° 84 “Universo” sembra uno spaccato stellare visto dal basso in cui ci troviamo.
Kusinadi n° 85 “Pelle di pollo”: il titolo nasce dall’esclamazione fatta appena l’ho visto “ mi sembra un pollo spennato”.
Kusinadi n°86 “Giungla”: qui la sovrapposizione dei colori fa sì che il quadro con il variare della luce faccia esplodere il colore verde delle righe.
Kusinadi N°87 “Atolli”: visto il Kusinadi “Universo”, decido di fare la cosa inversa rappresentando dall’alto gli atolli delle Maldive.
Successivamente ho scoperto però che poteva sembrare anche simile ad una pelle di rana facente parte della famiglia dei dendrobate. Però per non dargli il nome di “Pelle di rana” (per dar seguito al N°87) lascio il nome primitivo.
Visto che era un pezzettino che non dipingevo IBO, decido di farne un ultimo prima della pubblicazione ossia il N°88 chiamandolo “IPNOTICO”: esprime l’idea di vino rosso appassito per la mancata nitidezza dello stesso.
Decido di mostrare le opere finora eseguite ad una persona, esperta conoscitrice del mondo della pittura e critico d’arte.
Tralascio i complimenti ricevuti che, ovviamente, hanno dato ulteriore stimolo a proseguire.
In tale occasione, apprendo utili nozioni su varie tecniche. Mi sorprende, inoltre, sapere che in Italia sono pochi gli artisti che utilizzano materiali riciclati.
Sempre per la smania di andare oltre, decido di fare in futuro anche delle opere TRASH, ossia fatte con materiale di scarto.
Ecco che avendo una certa quantità di copri - tappo Babbo Natale, decido di fare il primo quadro trash: il N°89, “Teste di Babbo Natale in chiave Miroa”.
Riprendendo le righe (N°47 – 48) decido di fare altre due opere dal titolo “Tra le righe” (N°90 e N°91), sempre in sintonia con le prime.
Decido di fare un altro Batù, il N°92, “Cuori in città”. Qui mi ingegno nel rafforzare il concetto del quadro intervenendo anche sulla cornice, ossia rendendo il quadro sospeso proprio come i cuori in città che non si incontrano mai per la frenesia della vita.
Segue un altro Trash, il N°93 “Trash Monitor ” in chiave Kusinadi, recuperando un monitor rotto.
Sempre seguendo lo studio dei colori, decido di percorrere strade diverse, ed ecco che nasce il N°94 “Kusinadi Espresso Africa” e il N°95 “Kusinadi Batuffoli”.
Riprendo il tema del fumo con il N°96 “Just One” (solo una): il vano proposito di ogni fumatore.
Per dare forza a questa mia prima mostra faccio un altro Ghirigori definito “Rosso”, il N°97.
Prendo spunto dalla cornice fatta per i cuori sospesi per sospendere anche questo quadro.
Dati i pochi Trash decido, visto anche il periodo storico, di fare un omaggio al 150° anniversario dell’Unità d’Italia creando con soli materiali riciclati “L’unione fa la forza” n°98.
Ormai prossimo alla mostra decido di prendermi una pausa ed ecco che nasce il N°99 “Riposo d’Artista” dove il pennello rimane nuovo, come simbolo di riposo.
L’opera N.100, “El curame”, attesta il mio amore per le piante.
Sulla falsa riga dell’opera N°51 “Stracci d’autore” creo il N°101 “Straccio d’autore”, in quanto questa volta utilizzo un solo straccio per fare i miei cinquanta quadri successivi.